E’ notizia di queste ore che Hashflare, un popolare e dibattuto servizio di cloud mining, ha sospeso ufficialmente le operazioni sul Bitcoin fino a data da destinarsi. La piattaforma fondata nel 2015 in Estonia permetteva ai suoi utenti di affittare a distanza hardware per il mining di Bitcoin, con la promessa di moltiplicare l’investimento iniziale grazie alla vendita degli stessi sul mercato. Un modello di business promettente sulla carta, ma che aveva sollevato più di qualche perplessità viste le frequenti truffe che infestano il cloud mining.
La sospensione dei contratti è stata preceduta di un giorno dall’annuncio di nuovi limiti per il prelievo di Bitcoin dalla piattaforma: una decisione improvvisa che aveva fatto infuriare più di qualche utente impossibilitato a ritirare i fondi maturati dal proprio investimento.
Alla base della decisione di sospendere le operazioni, secondo un comunicato dell’azienda su Facebook, ci sarebbe il periodo non proprio roseo per Bitcoin che avrebbe portato ad erodere troppo i margini di guadagno. Una spiegazione che non convince appieno gli investitori, preoccupati dall’improvviso blocco dei prelievi dalla piattaforma, proprio nella settimana nella quale Bitcoin era tornato sopra i 7000$ dopo diverso tempo.
L’interruzione del servizio è stata infatti annunciata di sorpresa tramite un’email e un comunicato diffuso tramite i canali social, citando una clausola del contratto relativo al Bitcoin in grado di legittimare la decisione di Hashflare a seguito di 28 giorni consecutive di perdite per l’azienda. Incerto il destino dei depositi degli utenti bloccati sulla piattaforma: sempre secondo il contratto, Hashflare non sarebbe tenuta a restituirli interamente.
Oltre a Bitcoin, Hashflare offre ai suoi clienti la possibilità di acquistare potenza di calcolo per il mining di Ethereum, Litecoin e Dash: non è ancora chiaro il destino di questi contratti, anche se è lecito aspettarsi che la credibilità della piattaforma abbia subito un colpo difficilmente rimediabile.