Mentre il prezzo di Ethereum continua ad avvicinarsi all’all time high stabilito ormai tre anni fa, non si ferma lo sviluppo sotto il cofano del world computer: il primo contratto di Ethereum 2.0 è ormai online da diverse settimane, e ora gli occhi degli analisti sembrano concentrarsi sull’EIP-1559 (Ethereum Improvement Proposal, un aggiornamento proposto dalla community degli sviluppatori).

In un tweet condiviso pochi giorni fa, il developer Tim Beiko ha fornito un aggiornamento sullo stato dei lavori della testnet, che vede impegnati i membri del suo team al lavoro per la risoluzione di diversi bug. Nelle intenzioni degli sviluppatori, la testnet dovrà creare un ambiente più simile possibile alla reale blockchain di Ethereum, al punto di arrivare a testare se i nodi possano reggere blocchi pieni “al 200%”.

Perché l’EIP-1559 è importante?

Il meccanismo delle fee di Ethereum viene al momento calcolato con un sistema simile a quello per le aste, dove chiunque voglia interagire con il network mette a disposizione una frazione di ETH per far processare la propria transazione da un miner. Ovviamente, i miner tendono a preferire transazioni con fee più elevate, creando una corsa al rialzo che rallenta il network e rende inutilizzabili diverse dapps.

Gli sviluppatori dell’EIP-1559, suggerita inizialmente da Vitalik Butherin nel 2018, propongono invece di creare una fee standard, da modificare automaticamente in base alla congestione e domanda delle risorse a disposizione del network. Una parte delle fee sarebbe inoltre distrutta, di fatto riducendo la supply di Ethereum.

Secondo una stima elaborata nel 2020 da Dune Analytics e pubblicata da Spencer Noon di DTC Capital, se l’EIP-1559 fosse stata già implementata avrebbe comportato la distruzione di oltre un milione di ETH in poco meno di un anno. Un sondaggio pubblicato da ConsenSys, proposto a 25 team di sviluppo di Ethereum, ha visto il 60% dei partecipanti favorevole alla proposta. Diverse invece le opinioni dei miners, che temono di perdere ulteriore profitto ben prima dell’arrivo dell’agognata Proof-of-Stake di Ethereum 2.0.